TeknoFilm - DVD (NTSC) – Giuseppe Verdi: NABUCCO Orchestra e Coro dell'Arena di Verona di Denis Krief (2007) - HOBBY & WORK

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Product Details
Marca: HOBBY & WORK
Tipologia: Edicola
Condizioni: Come nuovo
Regista: Denis Krief
Anno: 2007
Genere: Musicale

Si socchiudono gli occhi, si aguzzano gli orecchi, si sta tesi, zittissimi, aspettando quell’attacco mormorato pianissimo, con la fatica di non potersi unire, almeno a bocca chiusa: così in Italia si previene e si accoglie, caso rarissimo, riconoscendone già l’introduzione, Va', pensiero. Poi c’è il rito del bis, che anche all’Arena di Verona, nella serata d’inaugurazione, c’è stato, anche se le richieste non erano massicce; così, il direttore Daniel Oren ha potuto esibire la mimica da raptus d’emozione che sarebbe più credibile se non gliel’avessimo già vista altre volte, e la gente esser felice di avere vissuto quel momento che da solo vale il viaggio e l’impegno di ascoltarsi tutto il Nabucco.
E più che mai lo vale questa volta, nello spettacolo delle gradinate affollate, raccolte attorno a un grande mito intimo, musicale, nazionale, e in quello allestito da Denis Krief, regìa, scene e costumi, netto, intelligente, essenziale. Il Nabucco, prima opera popolare del giovane Verdi, com’è noto, racconta un episodio della storia ebraica: e noi vediamo, stilizzati e aperti, due alti poliedri irregolari intelaiati di travi bianche e percorsi da scale e piani, l’uno, più grande, che ospita file di libri, ed è il mondo ebraico della Sapienza, l’altro accostato a una colonna spezzata di rilucente oro, che contiene frammenti di una spirale cilindrica d’oro ed è il mondo degli oppressori, del potere.
Negli ampi spazi asimmetrici lasciati liberi, gli interpreti, in abiti spogli ma teatralmente eleganti, recitano come una compagnia di forti attori; il coro si muove con chiarezza, e quando si rifugia lentamente nel suo luogo per Va’, pensiero, si compone da sola, come un braccio di carcere, l’immagine asciutta dei prigionieri di tutti i tempi.
I cantanti hanno dato se stessi. Io credo sia impossibile non farlo quando il protagonista è Leo Nucci, carriera gloriosa, voce immacolata, esempio d’arte e di dedizione assoluta. Così si è buttata Maria Guleghina con qualche fatica ma approdando ad un’aria finale intensa e sublime; hanno dato la loro presenza e la voce disciplinata Fabio Sartori e Carlo Colombara; ha sprigionato teatro Nino Surguladze. L’opera è apparsa com’è: molto bella. Oren l’ha sostenuta danzando un po’ troppo nelle parti di sapore risorgimentale. Non è mancato il solito grido di «Viva Verdi».

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