TeknoFilm - DVD – NOVECENTO Atto Primo di Bernardo Bertolucci (1976) - IL MESSAGGERO
ATTO I
Il film inizia durante la Liberazione: nella bassa emiliana, i contadini armati catturano gli ultimi fascisti ed un ragazzo armato di fucile tiene sotto tiro il ricco possidente terriero Alfredo Berlinghieri. Con un salto temporale di 44 anni, l'azione si sposta all'alba del 27 gennaio 1901: il gobbo del villaggio, chiamato Rigoletto per la sua passione per il canto, rincasa triste ed ubriaco annunciando disperatamente la morte del compositore Giuseppe Verdi. Nelle vicinanze, nella grande fattoria della famiglia Berlinghieri, due donne stanno partorendo il loro primo figlio. Rosina Dalcò, figlia di contadini, dà alla luce Olmo, mentre Eleonora, moglie di Giovanni figlio del proprietario terriero Alfredo Berlinghieri, partorisce un bambino che viene chiamato Alfredo, come il nonno paterno. In questo attimo di allegria, in cui le disparità sociali spariscono, il signor Alfredo, felice per la nascita del nipote, distribuisce bottiglie di champagne ai braccianti e brinda alla sorte dei due bambini assieme a Leo, nonno di Olmo nonché capostipite della grande famiglia Dalcò, dove il pargolo non viene accolto con la stessa gioia, in quanto tutti lo vedono solo come una bocca in più da sfamare, in una famiglia che conta già 40 membri. Con il trascorrere degli anni, Alfredo e Olmo crescono con le usanze delle rispettive famiglie, dimostrando caratteri e modi di vedere profondamente diversi: tra loro due c'è una sorta di amicizia, fatta di lotte e battibecchi, che si concludono sempre con un sorriso. In fondo, Alfredo ammira Olmo e quest'ultimo invidia Alfredo. Alla fattoria, intanto, arrivano i primi macchinari agricoli, malvisti sia da Leo Dalcò che dal vecchio Alfredo Berlinghieri, sempre più depresso, e alcuni braccianti iniziano a frequentare le leghe contadine. Dai Berlinghieri, invece, giungono la sorella di Eleonora e sua figlia, Regina, coetanea di Alfredo. Durante un ballo organizzato dai contadini, la crisi depressiva del vecchio Berlinghieri culmina nel suicidio: in seguito il figlio Giovanni, con un falso testamento, si appropria dell'eredità e della fattoria, divenendo il nuovo padrone. Successivamente una tempesta distrugge metà del raccolto e Giovanni si reca dai braccianti per comunicare i danni avvenuti: a causa di ciò il lavoro da svolgere viene raddoppiato. Uno dei braccianti, in segno di protesta, si taglia un orecchio. Il malcontento generale sfocia in uno sciopero e, per evitare che il terreno vada in malora, i padroni sono costretti, con imbarazzo, a fare il lavoro dei braccianti. Leo, dopo aver assistito al cambiamento, muore sotto un albero. Più tardi, Olmo e gli altri figli dei braccianti vengono mandati a Genova per sfuggire alla mancanza del cibo causata dallo sciopero: dopo aver salutato la madre, Olmo sale sul treno decorato dalle bandiere rosse e si allontana nelle campagne. Gli anni passano e, quando scoppia la prima guerra mondiale, Olmo combatte al fronte, mentre Alfredo, a suon di mazzette da parte del padre, riesce ad evitare la chiamate alle armi. Alla fine del conflitto, Olmo ritorna alla fattoria, ricongiungendosi con la madre, i braccianti ed Alfredo. All'azienda agricola c'è una situazione inasprita: siccome la maggior parte degli uomini è andata "a morire" in guerra e, di conseguenza, la produttività è stata ridotta, Giovanni ha abbassato le paghe dei braccianti pur di arricchire il proprio patrimonio, che schizza alle stelle con l'avvento di macchinari agricoli moderni sempre più efficienti. All'azienda agricola, inoltre, si sono avvicinati una serie di loschi figuri, come il fattore Attila Melanchini, ambizioso, spietato e perverso. Olmo s'innamora di Anita Furlan, una maestra di origini venete e dalle idee socialiste, con cui inizia una lotta serrata ai potenti e allo sfruttamento delle classi più povere. Alfredo, invece, conduce una vita agiata e, nonostante si professi socialista, non fa niente di concreto per aiutare i lavoratori. Nel frattempo i proprietari terrieri, allarmati dai moti rivoluzionari, organizzano una colletta in chiesa per formare un gruppo dedito al soffocamento delle rivolte: in questo modo, nella campagna emiliana, fa il suo ingresso il fascismo. Dopo una grottesca disavventura con una prostituta, Alfredo conosce, a casa dello zio Ottavio, Ada, una giovane, dolce e stravagante viveur di famiglia agiata. Durante una sagra di paese, i due consumano un rapporto sessuale nel fienile mentre la casa del popolo viene bruciata da simpatizzanti fascisti: nel tragico epilogo del primo atto, Attila recluta una squadraccia fascista per rovinare le esequie dei morti della casa del popolo.