Alla fine della guerra è profondo nel paese il desiderio di ritorno alla normalità, sentimento che si intreccia ad una spinta opposta: quella della rivoluzione. Nel proletariato si diffonde la speranza di un cambiamento radicale, che porta ad un conflitto aperto: è il "biennio rosso", che culmina con l'occupazione delle fabbriche. Ma la spinta rivoluzionaria si esaurisce da se: nessuno l'aveva realmente voluta e nessuno era preparato a farla. Parallelamente, il 26 dicembre 1920 si consuma un altro dramma: l'avventura dannunziana a Fiume, che termina con il bombardamento della città e il disarmo dei legionari. Agitazioni e disordini politici fanno da contraltare ad un sistema industriale che ha rafforzato le sue strutture, grazie all'eccezionale sviluppo degli investimenti. Ma nello sforzo bellico le casse dell'erario si sono svuotate, è aumentato il costo della vita e l'instabilità politica porta al collasso del sistema liberale.
